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Appello alle candidate e ai candidati consiglieri regionali lombardi

Gentili candidate, cari candidati alle elezioni del Consiglio regionale della Lombardia,
ci rivolgiamo a voi in merito a una situazione che non è all’ordine del giorno della campagna elettorale ma che è di grande valore costituzionale e civile.

Nella nostra regione da dieci-quindici anni la religione cattolica ha meno di prima un ruolo preminente rispetto alle altre. Comunità di altre fedi sono ora più presenti nella nostra società e numerosi sono i fedeli che ad esse fanno riferimento. Ricordiamo in particolare i fedeli dell’islam e i cristiani ortodossi, ma anche i testimoni di Geova e diverse denominazioni evangeliche.

Queste comunità nell’organizzare la loro presenza nella vita collettiva fanno affidamento sulle solenni dichiarazioni della nostra Carta costituzionale, in particolare agli artt. 3, 8 e 19. Queste norme, tuttavia, per alcune di loro non hanno ancora trovato in Lombardia che una parziale applicazione nella legge ordinaria. Se alcune religioni con presenza storica in Lombardia sono garantite nei loro diritti da un’Intesa con lo Stato in base all’art.8, queste nuove comunità di fede sono ancora sottoposte - incredibilmente - alla legislazione fascista sui Culti ammessi del 1929-30 che solo in parte è già stata emendata dalla Corte Costituzionale. Le norme restrittive di tale legge riescono ancora a condizionare la regolamentazione degli aspetti pratici dell’esercizio del culto, dell’azione dei ministri e dell’apertura di spazi per le funzioni religiose.

Nella auspicabile prospettiva dell’impegno della nuova Amministrazione regionale, e di altri enti locali, per favorire la coesione sociale e l’integrazione dei nuovi cittadini, contrastando i rigurgiti di razzismo, vi chiediamo per la prossima legislatura regionale:

1) di impegnarvi nell’assemblea regionale e in ogni altra sede istituzionale perché si esprimano volontà e posizioni finalizzate a raggiungere in tempi rapidi ad una nuova legge nazionale sulla libertà religiosa, per dare attuazione ai principi di laicità garantiti dal dettato costituzionale sopra ricordato;

2) di impegnarvi perché siano modificate le norme, in particolare della legge regionale n. 12 /2005, che ostacolano o rendono impossibile l’apertura di luoghi di culto (in nuovi o vecchi edifici) per queste religioni, o che addirittura hanno consentito la chiusura di numerosi luoghi di incontro o di preghiera che pur rispettavano i requisiti richiesti in materia di sicurezza e di accessibilità. Tutto ciò, proprio in forza della legge 12/2005, che opera pretestuosamente sulla non modifica delle ‘destinazioni d’uso’ degli edifici in questione.

Coscienti delle nostre responsabilità in quanto voce dell’opinione pubblica che difende la laicità delle istituzioni, di cui una vera e ugualitaria tutela della libertà religiosa è parte importante, siamo pronti ad ogni forma di dialogo e di interlocuzione su queste problematiche.

La Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni

Milano, febbraio 2013

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